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QUANDO GIORGIO GABER, NEL 1974 PREVIDE IL CORONAVIRUS

QUANDO GIORGIO GABER, NEL 1974 PREVIDE IL CORONAVIRUS
Gli anni 70 sono stati in tutto e per tutto il decennio d'oro per la musica italiana : tra i tanti singoli di quegli anni ce n'è uno in particolare che nell'ultimo periodo è tornata ad essere più attuale che mai, stiamo parlando della non troppo celebre canzone del cantautore Milanese Giorgio Gaber : "La peste".
Il brano, dal forte impatto emotivo , non fa altro che descrivere gli effetti della peste in Italia concentrandosi soprattutto sugli effetti a livello emozionale e comportamentale dell’uomo.
La canzone non fu ben compresa dai contemporanei di Gaber, tant'è che il pezzo passò quasi in sordina, tuttavia al giorno d'oggi, un'attenta lettura del testo può a dir poco far rabbrividire, per via dei dettagli con il quale il cantautore descrive quella che altro non è stata la situazione dell'Italia da inizio Gennaio fino ai giorni nostri.
TESTO
Un bacillo che saltella
Che si muove un po' curioso
Un batterio negativo
Un bacillo contagioso
Serpeggia nell'aria
Con un certo mistero
Le voci sono molte
Non è proprio un segreto
La gente ne parla a bassa voce
La notizia si diffonde piano
Per tutta Milano
La gente ha paura
Comincia a diffidare
Si chiude nelle case
Uno scoppio di terrore
Un urlo disumano
La peste a Milano
A Milano c'è gente che muore
La notizia fa un certo scalpore
Anche in provincia si muore
La peste si diffonde adagio
Poi cresce e si parla di contagio
C'è il sospetto che sia un focolaio
Che parte dal centro e si muove a raggiera
Dilaga dovunque la peste nera
È scoppiata un'epidemia di quelle più maligne
Con bubboni che appestano uomini, donne e bambini
L'infezione è trasmessa da topi usciti dalle fogne
Ma hanno visto abilissime mani lanciarli dai tombini
Son le solite mani nascoste e potenti
Che lavorano sotto, che son sempre presenti
La gente si difende disperata
La peste incalza, viene avanti
Si dilaga, si scatena agguerrita
È anche peggio di quella del venti
La peste ci viene addosso
La peste non si ferma più
Morti dappertutto
Che vengono ammassati come animali
Non fa neanche più effetto
Sono cose normali
Si fotografano i cadaveri
Non fa neanche più schifo
Ci si lava, ci si pettina
Si esce, si va al bar
Si scansano i cadaveri
Non ci fai più caso
Ci si abitua così presto
In fondo ne muoiono tanti
Anche al week-end di ferragosto
Un bacillo a bastoncino
Che ti entra nel cervello
Un batterio negativo
Un bacillo a manganello.
È incredibile come una serie di coincidenze rendano al quanto inquietanti il testo della canzone, poiché effettivamente che ogni parola del cantautore trova un suo rispecchio nella realtà :
Si parte da un momento di confusione, le prime dicerie popolari e successivamente il panico più totale, ci si barrica nelle case, si assaltano stazioni... tutte scene già viste; addirittura Gaber individua Milano e provincia come il primo centro di focolai (come poi effettivamente è stato), anche i pochi indicatori temporali presenti nella canzone corrispondono con la realtà : il weekend di Ferragosto, data in cui si è registrata in Italia l'inizio di una probabile seconda ondata.
E voi cosa ne pensate? Semplici coincidenze, oppure un destino già scritto?